L’eredità di Naruto e Sasuke

L’amore supremo è, credo io, l’amore segreto. Una volta esternato e condiviso, l’amore sminuisce. Languire tutta la vita per amore, e morire d’amore senza mai invocare il nome dell’amato, o dell’amata, ecco qual è il vero significato dell’amore

Hagakure, Libro II

Dopo quindici anni e 700 capitoli la serie di Naruto è giunta al capolinea, con una conclusione che è la peggiore cosa mai vista dopo… L’apparizione di Obito… Oppure… La redenzione di Obito… O ancora… Il ritorno di Obito. Dico davvero, deludere quando le aspettative sono già così basse è veramente un’impresa notevole. Questo articolo sarà quindi come l’autopsia su un cadavere: sapete che è morto e che farla non cambierà le cose, ma forse aiuterà a capire che cosa lo ha ucciso oppure CHI lo ha ucciso! Ma andiamo con ordine…

Anzitutto, che finale ci aspettavamo?

Prima di andare oltre è bene sottolineare che Naruto è un’opera di fantasia, qualora a qualcuno non fosse chiaro, intrisa quindi anche di un certo simbolismo che deve raccontare in sintesi ciò che è sottinteso e che non merita di essere spiegato. Spesso, in un’opera artistica, una sola immagine rende meglio di un milione di parole. Prendete per esempio la prima scena con cui si apre Guerre Stellari.

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In una sola sublime sequenza capiamo tutto quello che c’è da capire: la ribellione è piccola ed indifesa, l’Impero è potente e implacabile. Questa scena in particolare è diventata in seguito una marchio di fabbrica della saga, svuotandola di tutto il suo significato originale e facendo sospettare che lo stesso Lucas non l’avesse capita, anzi probabilmente se l’avesse compresa si sarebbe battuto per non metterla nel film. Prendete adesso il finale del Titanic, quando Rose muore nel suo letto al calduccio e la telecamere scorre sulle fotografie accanto a lei.

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Questa volta è Cameron che in una sola, semplice sequenza, riesce a raccontarci tutta la sua vita e dimostrarci, senza dover aggiungere parola alcuna, che ha mantenuto quella filosofica promessa estortale da Jack che avrebbe vissuto, avuto tanti bambini e che sarebbe stata felice. E sempre nel Titanic alla fine il capitano applaude per ultimo, non perché è un vecchio scocciato, ma perché il capitano è l’ultimo che abbandona la nave.

Insomma, in un’opera di fantasia alcune cose avvengono non perché delle persone reali le farebbero accadere così, ma perché l’autore vuole raccontarci qualcosa che non merita di essere spiegato a parole.

Detto questo Naruto sarebbe potuto finire in molti modi, non mi interessa adesso ipotizzarne alcuni più plausibili di altri, ma sicuramente quello che tutti quanti si aspettavano erano delle note nel sottotesto che rendessero giustizia ed omaggio ai personaggi, ma anche alla storia in se.

Invece che cosa è stato fatto?

Kishimoto ha esordito preannunciando che il finale sarebbe stato in due splendidi capitoli insieme, altra scelta veramente incomprensibile, per questo il capitolo 699 e il capitolo 700 li considero con piena autorizzazione come un unico capitolo conclusivo… E che capitolo! Cominciamo anzitutto con alcune idee (bacate) di sottofondo, tanto per abituarci al male a piccole dosi.

Konoha viene mostrata alcuni anni dopo nel futuro, alla stregua di una megalopoli che sovrasta la città vecchia, con un progresso tecnologico che manco se avessero costruito la Grande Biblioteca e ottenuto una tecnologia gratis.

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Tant’è che lo stesso Naruto lo troviamo di fronte ad un Macbook (OS X 10.9 Ninja) che mangia ramen da una scatoletta preconfezionata (immagino che il vecchio negoziaccio del ramen sia stato sostituito da uno sfavillante supermercato). Il Villaggio nascosto tra le foglie dell’albero è diventato il Villaggio nascosto tra i grattacieli.

Ma dopo questa visione da lontano addentriamoci in città e vediamo chi troviamo: Ten-Ten con il suo pulcioso negozio di armi, che già di per se erano inutili nel mondo medievale di Naruto, figuriamoci quanto potranno essere ambite in questo futuro turbo-tecnologico. Tra le varie cose che stanno a prendere polvere ci sono anche le carabattole di Rinculo-Sanin.

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Vabbe’, usciamo scocciati dalla sua bottega senza manco salutarla e vediamo come si sarà evoluta la scuola: nel corpo insegnanti troviamo anzitutto un droide mandato lì dal Ministero della Difesa per sedare gli studenti ribelli!

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Mentre cerchiamo di sfuggire al suo sguardo disumano ci imbattiamo in Anko, la pervertita, che ci invita ad aspettarla un secondo…

anko-grassaFuggiamo terrorizzati prima che ingoi anche noi.

A questo punto si comincia a provare uno strano senso di tristezza, perché la sensazione principale è che Konoha non sia più la stessa che conosciamo. Sembra quasi che Kishimoto in qualche modo decanti la fine degli Shogun e l’avvento della modernità, che cancella l’eredità del passato, in un moto di nostalgia, tanto che anche le armi mitologiche del Dio-Hagoromo, adesso giacciono dimenticate nella bacheca di un polveroso negozio di periferia. Ma su questo torneremo, adesso andiamo avanti e scopriamo…

Che fine hanno fatto i nostri protagonisti?

Questa è probabilmente una delle note più tragicomiche ed insoddisfacenti del finale. Quando la Rowling concluse Harry Potter, ebbe l’accortezza di mostrarci i protagonisti, 19 anni dopo, tutti insieme al binario 9 e ¾ di King Cross Station. E’ chiaro che umanamente è ridicolo pensare che tutti quanti abbiano copulato contemporaneamente e che perfino i figli di Draco Malfoy partissero esattamente quell’anno per Hogwarts, ma chi si focalizza su questo punto dimostra solo di non aver capito un cazzo del messaggio che voleva lanciare l’autrice: non è importante chi fa quale lavoro, sono ancora tutti insieme, una sola grande famiglia, riuniti lì dove tutto è cominciato a mandare verso il futuro una nuova generazione di fronte alle quale si presenteranno nuove sfide — la cicatrice non fa più male, va tutto bene.

Quando troviamo Naruto, incontriamo invece un hokage sommerso di lavoro, benché non ci sia nessuna battaglia da combattere, quindi immagino un triste burocrate che occupa una vuota carica istituzionale. E’ un genitore talmente assente che il figlio si è trasformato in un teppistello che cerca di attirare la sua attenzione (parola di Kishimoto) e che lui sgrida, mostrando di non aver tratto alcun insegnamento dal suo passato. Da questo punto di vista l’autore manca completamente e definitivamente il punto sul personaggio, demolendo in un istante tutto quello che aveva costruito fino ad allora:

  1. diventare hokage aveva senso per il Naruto bambino, in quanto sarebbe stato il simbolo del supremo riconoscimento di lui che invece nessuno considerava
  2. Naruto che si è sempre prodigato per gli altri, in quanto persone, adesso non è capace di stare con la sua stessa famiglia perché preso da futili impegni
  3. Naruto che avrebbe sempre voluto AVERE una famiglia, adesso che ce l’HA non se ne prende cura
  4. se non si riesce a salvare un amico (una persona cara) che senso ha essere hokage? ma evidentemente moglie e figli non rientrano in questa categoria
  5. non è importante il diventare hokage, ma il percorso che si fa per arrivarci… ma no scherzo, la cosa più importante è essere hokage

In pratica vediamo un Naruto stereotipo di se stesso, solo contento di aver raggiunto finalmente una carica vuota (visto che non c’è nulla di serio da fare) e circondato di perfetti sconosciuti (Gaara con quella pettinatura-LEGO è inguardabile!).

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Ah! Stavo per dimenticarmene…

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Vabbe’, no comment. Andiamo avanti…

Sasuke dove diavolo è finito? Lo vediamo che si aggira per un boschetto-fantasy, con una terrificante borsa a tracolla viola-su-nero, quando per 698 capitoli se ne è andato in giro solo con un kimono ed una katana (ma questa è la vecchiaia, chi vorrà più dormire all’addiaccio… Meglio portarsi pantofoline e plaid)

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Si gira per un attimo, in preda alle traveggole e poi torna a camminare come se nulla fosse. A parte la scenetta che potrebbe essere carina, presa così a se in un GDR, questo qui dovrebbe essere uno tra i più forti ninja mai esistiti che, oltre alla segatura, ha in testa anche i due più potenti occhi di tutto il multiverso. E sente i rumori in un cespuglio? Ma forse era un moto nella Forza e in realtà si trova su Dagobah a migliaia di anni luce da Konoha e dalla sua famiglia…

Tutto ciò che lo riguarda in realtà non ha alcun senso, specialmente se si considera che adesso Sasuke ha comunque una famiglia a Konoha. Anche lui, come Naruto, era un orfano che soffriva l’abbandono e specialmente la disattenzione del padre e adesso lui dov’è? In secondo luogo vi è tutta la maldestra storia del Clan Uchiha che pende sul suo personaggio come una spada sulla testa di Ned Stark.

Dapprima il fratello Itachi aveva sterminato tutto il clan con l’aiuto dell’Uomo Mascherato-TobiObitoMadara, poi si scopre che in realtà li ha uccisi tutti perché è così che gli ha ordinato il Terzo Hokage, perché nel clan c’era un moto di ribellione e questa era l’unica cosa da farsi. Perciò il problema della vendetta si sposta dal fratello al villaggio, una cosa alquanto opportuna per Kishimoto che vuole imbastire lo scontro finale con Naruto, ma affatto sensata nel momento della riconciliazione finale: Sasuke piega il capo di fronte a Kakashi e si prende la bella lezioncina zitto e muto. Poi se ne va ad espiare i propri peccati nel mondo… Sarà anche vero che i vincitori scrivono la Storia, ma vediamo quali sarebbero questi suoi peccati:

  1. Vendicarsi del fratello che aveva ucciso genitori, parenti e amici — quindi Itachi aveva ragione?
  2. Distruggere un sistema politico e sociale che aveva promosso, autorizzato e guardato tale sterminio — insomma i nazisti facevano bene a bruciare quei sporchi ebrei!
  3. Distruggere i bijuu, le bestiole-codate, che venivano utilizzate come armi ed erano fonti di infinite guerre — no, fottiti Sasuke, questa non è una bomba atomica, sono 500kg di pura democrazia!

La sensazione che se ne trae che Sasuke abbia sostanzialmente tradito se stesso e tutto quello in cui credeva, per conformarsi al corso inesorabile della Storia sotto l’egida del carro vincitore. In poche parole: un perdente.

Sakura almeno si sarà salvata? No, è a casa che fa le pulizie, con un cencio sulla testa e il solito kimono di quando era una bambina: perché lei è rimasta una bambina!

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Qui chiaramente non è questione se lei possa fare o meno le pulizie, anche Rose del Titanic da vecchia rimbambita avrà potuto avere un attacco di dissenteria, ma il punto è che questa è l’ultima volta che la vediamo. E’ l’ultima scena dedicata ad una dei tre protagonisti di questa saga e l’unica cosa che ci racconta è che quando la figlia torna a casa, in un qualsiasi giorno di scuola in pieno pomeriggio, trova la madre a pulire. Un modo come un altro per dire che sta lì a pulire e ad occuparsi della casa giorno e notte peggio di Jeanne Dielman.

Che fine ha fatto l’eredità di Tsunade? Che fine hanno fatto le sue abilità mediche? Ha fatto una qualche carriera? Ha fatto qualcosa di utile? I suoi sogni si sono realizzati?

Negli ultimi capitoli vediamo Sakura promettere a se stessa che non sarebbe rimasta indietro a guardare Naruto e Sasuke e che avrebbe agito (invero è dal principio che lo paventa), ma a parte il pugno tanto-per in testa a Kaguya e aver guarito i due salvatori del cosmo, sembra che non abbia fatto nient’altro: da un’ottica puramente carrieristica, sia Naruto che Sasuke sono impegnati in qualcosa (per quanto privo di senso) mentre la sua unica attività sembra quella della donna di casa.

Insomma, un finale peggiore era difficile immaginarselo

Dopo quindici anni di trama e continui saliscendi ci si sarebbe potuti attendere per lo meno di vederli tutti riuniti e felici (se non si voleva dare un’impronta drammatica alla serie), ma la cosa più importante di tutte, ci si sarebbe aspettati che anche i protagonisti, in qualche modo metafisico, sprecassero una briciola del loro tempo per salutare noi. Perfino quella merda di Dragon Ball GT si conclude meglio, con Goku che ci rivolge lo sguardo dopo una patetica e strappalacrime rievocazione del passato.

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Ora sarà anche una cliché narrativo, ma questo resta pur sempre un manga che non di rado ha strizzato l’occhio e il portafogli agli appassionati, per cui scendi-dal-pero-amico e dammi almeno sta strizzata d’occhio anche sul finale. Invece no, l’unica sensazione che rimane è di una eterna e nostalgica solitudine, e me ne infischio se ci sarà un film o una qualche stupidissima serie spin-off o spiegare qualsiasi cosa. Per me il manga ufficialmente si è concluso così e non mi avrebbe fatto schifo, dopo 698 capitoli sull’amicizia e l’amore eterni che almeno nell’ultimo capitolo vi fosse una sintesi di tutto ciò. Ci siamo dovuti sorbire le redenzioni di Pain, ItachiObito, la storia della vita celodurista di Hashirama e Madara, il rapporto tra Rin e Obito, la vita di Minato e Kushina e tanto altro e non possiamo goderci per un secondo il trio protagonista insieme, felice e con uno scopo nella vita? Il fatto che abbiano procreato non mi rappresenta assolutamente niente di interessante, visto che potrebbe trattarsi di un fatto puramente accidentale, considerata l’atroce solitudine in cui tutti si trovano.

Sarebbe stato meglio vederli insieme che vanno a mangiare, magari che si frequentano, oppure che collaborano insieme a qualcosa, che si danno consiglio, che si scambiano opinioni. Che dopo millemila peripezie convivono nuovamente, che si rispettano e si comprendono. Mi sarebbe piaciuto immaginare che di fronte a loro si apra un mondo di avventure, ma che questa volta affronteranno le avversità uniti. E invece nulla…

Ma forse anche in tutto questo c’è un senso e qui arriviamo noi.

La storia nella storia

Il rapporto tra Naruto e Sasuke è senza ombra di dubbio quello più curato in tutta la storia e al quale l’autore si è maggiormente dedicato. E’ l’unica parte che secondo me Kishimoto aveva pensato dall’inizio, e anche quando affermava di avere ben chiaro il finale penso si riferisse al loro scontro. Tutto il resto della trama è così pieno di stereotipi e incongruenze che è difficile immaginare che l’autore l’abbia mai concepita con altro scopo se non quello di allungare il bordo. La storia degli Uchiha è soltanto un esempio fra tanti, che tra l’altro getta un’inesorabile ombra su Konoha stessa, che ne esce come un paese fascista dove si uccide perché non c’è nessun altra soluzione, in netto contrasto con i proclami del protagonista e quindi con la morale dell’autore stesso. Gli è uscita male e basta, e non penso nemmeno se ne sia reso subito conto.

Un altro esempio è l’evoluzione del mondo ninja dalla prima serie all’ultima: in principio il loro non era altro che un villaggio, come tanti, al servizio del Paese del Fuoco, i cui capi usavano i ninja per i compiti più disparati (compreso quello di recuperare un cane smarrito). Si trattava di una specie di esercito, dove anche i bambini venivano sottoposti ad esami dai potenziali esiti mortali. In questo contesto l’hokage era alla stregua di un generale, ovvero di un capo delle forze armate, che quindi comunque doveva rispondere ad un altro capo a sua volta. Alla fine invece si ha l’impressione che il Villaggio della Foglia sia quasi una capitale a se e l’hokage il sovrano indiscusso di questo paese.

Potrei continuare così a non finire su pressoché qualsiasi argomento trattato dal manga, per non parlare dei personaggi che per la maggior parte sono rimasti identici a come erano alla fine della prima serie. Con questo non sto dicendo che è tutto una merda, ma che per uscire per 15 anni di fila Kishimoto ha dovuto pure inventarsi qualcosa e la maggior parte delle cose le ha pensate lì per lì.

L’unico argomento sul quale non ha mai sorvolato era il rapporto tra Naruto e Sasuke.

Lungi dall’essere un mio parere personale questo è confermato anche dal fatto che il 35,8% del manga è speso nella costruzione della relazione tra i due (incluso quindi non solo il rapporto diretto, ma anche quando l’uno pensava all’altro), mentre per il rapporto tra Sasuke e Sakura siamo appena al 16,4% e per quello tra Naruto e Hinata ad un ridicolo 3,8% (costruito per lo più da lei che squilla Naruto-kun ♥)

E’ quindi il momento di ripercorrere per l’ultima volta tutta la storia del manga, ma non dal punto di vista delle vicende, che qui mi interessano meno, ma dal punto di vista del rapporto dei due protagonisti, cosa che mi interessa assai di più! Pronti?

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Naruto e Sasuke a partire dal loro aspetto fisico vengono ritratti come due rovesci della stessa medaglia: Naruto indossa colori caldi ed ha i capelli biondi, Sasuke indossa colori freddi ed ha i capelli scuri, Naruto è tozzo e paffuto, Sasuke è magro e slanciato. Ma non solo: Naruto punta di più sulla forza, Sasuke sulla tecnica, Naruto combatte in gruppo (grazie ai cloni), Sasuke in solitaria, Naruto è estroverso ed impulsivo, Sasuke è introverso e riflessivo, Naruto è socievole, Sasuke è associale, Naruto è empatico e generoso, Sasuke è egocentrico ed egoista, Naruto ama Sakura, Sasuke no.

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In tutto e per tutto Kishimoto ci introduce i due come bianco e nero, e insiste fino alla fine su questa dicotomia degli opposti (che si attraggono).

Entrambi sono orfani e senza una famiglia ed entrambi trovano nell’altro quel qualcuno in grado di vincere la propria solitudine. Entrambi riescono a cosentire con l’altro, come direbbe Kundera, fin tanto da provare il dolore che prova l’altro, ma allo stesso tempo arrivando a sentirsi sollevati perché non erano più soli (capitolo 698). Naruto in particolare racconta come avrebbe voluto parlare a Sasuke, all’epoca, ma non ebbe mai il coraggio (Naruto, “Avrei dovuto parlargli… Ci ho pensato e ripensato sopra…”, capitolo 647) e, invidioso delle sue abilità, decise di proclamarlo suo rivale.

In questa proclamazione di rivalità unilaterale si crea in realtà anche il primo conflitto tra i due: Sasuke sembra comprendere perfettamente i propri sentimenti e vuole avvicinarsi a Naruto, il quale però sembra voler ridurre il tutto ad una mera questione di rivalità tra ninja di Konoha (capitolo 173, 174). In più Naruto dice di essere innamorato di Sakura, anche se paradossalmente sembra più innamorato del modo in cui lei ama Sasuke (capitolo 3). Affinché tutto sia chiaro Kishimoto fa dire alla ragazza che la sua unica aspirazione sia essere riconosciuta dall’Uchiha (capitolo 3), cosa che poi Naruto ripeterà fino alla noia (Naruto, “desiderando di essere forte come te, figo come te. Sono davvero felice d’averti incontrato.”, capitolo 485).

Comunque sia i tre diventano membri dello stesso team e il fatto di dover stare assieme proprio a Naruto e Sakura non sembra entusiasmare affatto Sasuke, che anzi sembra spesso seccato dal veder loro far combriccola-chiasso (capitolo 36). Per fortuna però, Kakashi insegna loro l’importanza di fare squadra e di preoccuparsi per i propri compagni, cosa che a Naruto serve il giusto (visto che comunque non è un tipo egocentrico), ma che cambia radicalmente l’atteggiamento di Sasuke nei confronti della compagna.

Per un po’ li vediamo impegnati in varie missioni e Naruto e Sasuke non mancano di punzecchiarsi e sfidarsi a vicenda (tanto che Sasuke affibbia all’altro il soprannome usuratonkachi) in un crescendo di tensione (sessuale). L’arrivo di Haku permette a Kishimoto di evidenziare ulteriormente il loro legame, facendo dapprima un collegamento tra i due e Haku e Zabuza, sul tema della persona importante (capitolo 21), e poi lanciando Sasuke al sacrificio pur di salvare la vita al compagno. Quando Naruto gli chiede perché lo abbia fatto, Sasuke replica che non lo sa e che “il mio corpo si è mosso da solo, idiota..” (capitolo 27), sottolineando così anche la fisicità del loro rapporto (o almeno del suo affetto verso il biondino — non è solo la mente, ma anche il corpo che lo desidera proteggere).

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Naruto, dal suo canto, non manca di andare su tutte le furie e abbatte Haku, senza ucciderlo però (e ancora una volta notiamo come Sasuke, una volta ridestato, si preoccupa subito che il compagno non sia diventato un assassino — Sasukkia, vi ricordo che siete dei ninja — e che non abbia ucciso chi voleva salvarli, capitolo 33).

Passato l’episodio seguono altre avventure e Sasuke dimostra un crescente interesse per il compagno, ed una sempre maggiore ostilità verso Sakura, probabilmente per una questione di gelosia. In particolare nell’episodio di Gaara sembra diventare piuttosto chiaro, per l’Uchiha, che il compagno ami la ragazza e sia disposto a fare per lei quello che egli avrebbe fatto per lui (capitolo 133). Il ritorno di Itachi complica ulteriormente le cose, perché riporta Sasuke alla realtà: non è diventato per niente più forte, sta lì appresso a Naruto il cui unico interesse è Sakura, e non riesce nemmeno a difenderlo (capitolo 144). Naruto, dal canto suo, sembra aver talmente tanto idealizzato Sasuke da non riuscire a rendersi conto sia di averlo superato da un pezzo, sia dell’interesse che mostra per lui il ragazzo e continua ad impuntarsi sulla questione della rivalità. Inoltre, come se niente gli mancasse, sente che Sasuke è di Sakura e, in qualche modo, diventa paradossalmente il primo e più fanatico sostenitore SasuSaku della storia (capitolo 172).

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Lo scontro sul tetto, durante il quale Sasuke tenta in vano di “raggiungere” il compagno e chiedergli, implicitamente, di comprendere quello che lui pensa (Sasuke, “Idiota che non sei altro, perché sei così pieno di te stesso?”, capitolo 173, 174), decreta anche la loro definitiva separazione.

Nella notte Sasuke decide di raggiungere Orochimaru e buttarsi tutto alle spalle, per focalizzarsi solo ed esclusivamente sulla vendetta, che diventa così il suo unico obiettivo. Nel cuore della notte, sulla via dell’addio, Sasuke incontra Sakura che lo implora in vano di restare. La scena si conclude con l’enigmatico grazie e lo stordimento della fragola-rosa (capitolo 181), laddove il gesto di Sasuke sembra semplicemente il seguente: se non ci fossi stata te, di cui Naruto è così perdutamente innamorato, non avrei mai aperto gli occhi e non me ne sarei andato.

Naruto si mette immediatamente alla ricerca dell’amico, promettendo a Sakura che lo avrebbe riportato indietro ad ogni costo e dopo un altro po’ di peripezie i due si affrontano di nuovo, per l’ennesima fatale separazione (capitoli dal 218 al 233).

Fino a questo momento la relazione tra i due è stata in qualche modo mostrata principalmente dall’ottica di Sasuke, mentre adesso si passa su Naruto, che come un principino azzurro si mette ad errare appresso alla sua amata madamigella sparita. Non per nulla preferisce vivere come uno sciocco, piuttosto che lasciar perdere Sasuke (capitolo 237), che non potrà essere mai sostituito da Sai (capitolo 288), che tra parentesi non è nemmeno lontanamente figo (sic!) quanto il primo (capitolo 286), e nessuno s’azzardi a reclamarne l’appartenenza (capitolo 291).

Sasuke ormai prosegue sulla sua strada invece, sicuro di essere stato dimenticato dai compagni, e non per nulla li guarda con derisione quando tornano a trovarlo al covo di Orochimaru: poi proprio loro due assieme! Ma specialmente Naruto! Sasuke sembra quasi sorpreso che il “suo rivale” ci abbia tenuto a venirlo a cercare (capitolo 306), solo a dimostrazione di quanto aveva frainteso in precedenza. “Non uccidere Naruto…” gli intima Kurama in quell’occasione “finiresti col pentirtene…” (capitolo 309)

Inutile far notare come Kurama non abbia alcun potere da veggente, ma parli solo per quello che vede nell’anima del suo ospite.

Comunque sia torniamo a noi, o meglio alle paturnie del nostro caro Narutello, che proprio non si rassegna nel vedere sparire l’amico e comincia a pensarlo sotto cieli stellati (capitolo 319), perdersi imbambolato a riflettere su che fine abbia fatto (capitolo 331) e invocarne il nome prima di addormentarsi (capitolo 403, capitolo 459). Non per nulla lo stesso maestro Kakashi se ne accorge e osserva che Sasuke è sempre di fronte agli occhi di Naruto (capitolo 342), che dal canto suo constata come “solo il vento può ravvivare il fuoco” (capitolo 333).

Se tutto questo non fosse sufficiente a metterci nell’ottica giusta, arrivano due perle rare adornate di diamanti (un kitsch che solo Kishimoto poteva partorire).

Anzitutto Sakura ha un’idea geniale delle sue: andare ad assassinare Sasuke (con un kunai avvelenato). Ma prima va da Naruto e mente confessandogli tutto il suo smisurato amore: Naruto resta anzitutto del tutto indifferente ed anzi, si strania assai di come lei possa non amare più Sasuke (chi mai potrebbe non amarlo più?!?!). Per Naruto pare del tutto incomprensibile, poi viene anche a sapere che c’è un ordine per tagliare la testa dell’amico il che lo getta nella disperazione più totale, facendogli venire un attacco di panico che lo schianta a terra, ansimante nella neve. (capitolo 474, 475)

Il bello però deve ancora venire: durante lo scontro con Pain, la polverosa Hinata-chan ♥ dichiara tutto il suo amore per Naruto, dicendo come lei lo ha sempre preso da modello e seguito, perché lei lo ama (capitolo 437). Naruto, oltre che ignorare del tutto tale spasmodica dichiarazione, non esita a replicare il medesimo discorsetto a Sasuke (capitolo 485), omettendo un “ti amo” finale, ma aggiungendoci un romantico “moriremo insieme”(capitolo 486).

Di fronte a simili perle perfino lo psicolabile Sasuke è costernato e non può che esclamare: “Che cosa c’è con te che non va?!”

I due si separano nuovamente, dando occasione al risorto Itachi, dopo varie vicissitudini, di far notare che Naruto non era il solo ad essere guidato dall’altro, ma che lo stesso valeva pure per Sasuke. Dopo questa contorta nota del nostro cuoco preferito, Naruto e Sasuke tornano finalmente ad incontrarsi durante la battaglia finale contro Madara e Obito (capitolo 631).

Sasuke fin da subito fa presente che l’unica cosa che gli interessa, oltre alla vittoria, è proteggere Naruto (capitoli 631 – 644635 – 637644 – 680) e si impegna in tal senso ben prima dell’arrivo di Hagoromo (quando la presenza di entrambi diventa essenziale). Naruto, dal canto suo, è al settimo cielo per poter tornare a come tutto era una volta, cosa che purtroppo l’Uchiha non gradisce eccessivamente: per lui il Team 7 non esiste più, ne gliene frega nulla, l’unica cosa alla quale pare dare qualsiasi importanza sono se stesso (ma va!) e Naruto.

L’arrivo di Hagoromo salda definitivamente l’esistenza dei due in una cosa sola: Naruto è Ashura, Sasuke è Indra, Naruto è il Sole, Sasuke la Luna, a Naruto il maschile, a Sasuke il femminile, a Naruto la luce, a Sasuke le tenebre. In poche parole Yin e Yang che si completano alla perfezione.

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Dopo questo matrimonio spirituale e la sconfitta di Kaguya è il momento dello scontro tra i due.

Sasuke spiega candidamente che lui sarà hokage e che non ci saranno più bestie-codate se non al suo servizio; Naruto dal canto suo né vuole rinunciare ad essere hokage, né tanto meno può permettergli di distruggere i suoi beniamini domestici oppure ammazzare i kage viventi (capitolo 693). Da notare come Sasuke non voglia uccidere veramente Naruto, mettendo in evidenza però che se gli si frapporrà in mezzo, allora non esiterà a passare sul suo cadavere (come sei ingenuo, Sasukkia).

Si recano quindi nella Valle della Fine-Ultima-e-Definitiva, dove a suo tempo combatterono pure Madara e Hashirama, e cominciano a darsene di santa ragione in quella che Kishimoto definisce una battaglia di amore e potere (capitolo 696) che mette ancora una volta in risalto come Naruto voglia sì affrontare Sasuke, ma non in quella maniera (“quando si tratta di battaglia, io voglio davvero batterti, ma non quello che sei diventato adesso! Tu lo sai benissimo, vero Sas’ke?!?”).

L’Uchiha, dal canto suo, sembra combattuto tra l’ammazzare l’altro e farsi ammazzare, perché in fin dei conti Naruto è soprattutto la sua più grande debolezza (capitolo 698).

E così siamo giunti al capitolo finale (dello scontro). Naruto è a terra, Sasuke sta per colpirlo, ma il biondo trova le ultime forze per colpirlo e spiccicarlo come una mosca sulla montagna antistante.

Sasuke: “Ancora, ancora e ancora. Fai il bravo bambino e fatti ammazzare!”

Naruto: “Non ci penso neanche! Io sono l’unico ed il solo!” (alè… questo ci ricorda qualcosa?)

Kurama stesso è ammirato di fronte a tanta determinazione, osservando come Naruto sia decisamente speciale per lui e che potrebbe scommettere che sia lo stesso per Sasuke.

I colpi dei due ragazzi si scontrano per l’ultima volta, una luce squarcia le tenebre e poi nulla. Silenzio, fino all’alba.

Naruto: “Svegliati adesso… Eh…”

Borbotta Naruto, mentre Sasuke riprende a stento conoscenza.

Naruto: “Come vedi, se ci muoviamo troppo, moriremo dissanguati…”

Sasuke: “Guardati! Perché continui ad insistere a metterti sulla mia strada? Io… Sono precipitato nelle tenebre ed ho ottenuto i poteri per eliminare tutto dalla mia strada. Non mi importava di chi si trattasse, io cercavo di tagliare i legami con chiunque mi fosse intorno… Ma tu, non hai mai pensato a tagliare i legami con me.”

A Sasuke torna in mente Naruto mentre gli dice “Io sono l’unico che accetterà questo odio dentro di te”.

Sasuke: “Indipendentemente da quello che è successo… Tu davvero ci tieni così tanto a me?”

Naruto: “Non lo sai di già? Ma guardati… Parli così tanto solo perché non ti puoi muovere.”

Sasuke: “Sta zitto e rispondimi.”

Effettivamente… Qui Naruto sembra quasi voler eludere la domanda, ma se non c’è niente sotto che male c’è dire le cose come stanno?

Naruto: “Questo è perché sei mio amico.”

Sasuke però non vuole mollare l’osso, l’ha già sentita sta storia e non ne può più, perché anche a lui è palese che sotto c’è dell’altro.

Sasuke: “Questo me lo hai già detto una volta. Ma per TE che cosa significa?”

Naruto: “Se proprio me lo chiedi, non so come spiegartelo. E’ semplicemente che quando ti sento blaterare che sopporterai tutto sulle tue spalle… Io sento… Come un dolore…”

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Naruto: “E’ fa veramente male… Non c’è modo in cui possa semplicemente ignorarlo. Beh oggi mi fa male tutto, quindi non c’è molto che possa fare.”

Sasuke: “Naruto… Sapevo che in passato tu eri solo… Come me, l’ultimo degli Uchiha, eri emarginato da tutti. Ti comportavi come un idiota perché la gente ti rimproverasse, perché volevi che ti notassero. All’inizio pensavo che tu non meritassi alcuna considerazione, che fossi solo uno smidollato che faceva chiasso. Ma vedendoti fare cose stupide ed essere sempre sgridato, per qualche motivo ho cominciato a posarti gli occhi addosso. Quello fu anche il momento in cui capii che la tua debolezza stava entrando anche dentro di me. Non potevo smettere di prestarti attenzione. Quando ti vedevo fare tutto il possibile pur di creare un legame con gli altri, questo mi ricordava la mia famiglia. E per qualche motivo mi sentii sollevato. Però allo stesso tempo pensavo fosse una debolezza. Mi ero allenato duramente per sfuggire a questa debolezza e diventare più forte, per potermi vendicare di mio fratello. Ma a quel punto tu capitasti nel mio stesso Team e mi ricordasti della mia famiglia di nuovo. Completando le missioni assieme a te, che volevi diventare hokage, potevo sentire che stavamo diventando entrambi più forti. Capii che volevo confrontarmi con te. Io cominciai a vedere il Team 7 come una specie di famiglia, ed è per questo che, quando ti sentivo soffrire, io soffrivo a mia volta. Quando compresi la tua sofferenza, per la prima volta ti considerai un mio compagno. Ma allo stesso tempo non potevo permetterti di diventare più forte. Quando vidi quanto eri diventato forte, io….”

Naruto: “Pure io sapevo che tu eri sempre solo… Mi sentivo sollevato al pensiero che ci fosse qualcuno come me, ed ero così felice che avrei voluto parlarti subito. Ma non l’ho fatto, perché ero invidioso delle tue capacità e decisi che saresti stato il mio rivale. Diventasti il mio obiettivo. Per la prima volta avevo un legame. Durante le nostre missioni da Team 7 ho continuato ad andarti dietro, perché volevo diventare abile e figo quanto te!”

Sasuke: “E’ proprio l’opposto… Ero io ad essere geloso delle tue abilità… Tu avevi una forza che a me mancava, tu eri sempre un passo davanti a me, esattamente come mio fratello. E pure oggi…”

La luce dell’alba illumina i due (come a dire che hanno avuto entrambi una definitiva illuminazione!).

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Naruto: “Eh? Ma dove siamo? Non dirmi che è il paradiso…”

Sasuke: “Sembrerebbe che abbiamo dormito fino all’alba… Ancora una volta sei vivo…”

Naruto: “Merda! Non riesco ancora a muovermi! Volevo picchiarti finché non avessi aperto gli occhi una volta per tutte!”

Sasuke ridacchia: “Vuoi ancora combattere, nelle tue condizioni?”

Naruto: “Ma certo! Non lascio perdere!”

Sasuke: “Lo ammetto… Ho perso.”

Naruto: “Idiota! Qui non ci sono vincitori o sconfitti! Io volevo solo riportare alla ragione un amico che non voleva ascoltarmi! Il vero combattimento verrà dopo!”

Sasuke: “Ehi Naruto?”

Naruto: “Eh?”

Sasuke: “Sappi che finalmente ti ho riconosciuto. Se io adesso muoio, il destino che ci univa secondo l’Eremita, morirà pure… Anche questo sarebbe rivoluzionario. Tu potrai fermare lo tsukuyomi semplicemente trapiantando il mio occhio sinistro in Kakashi. Io… Volevo occuparmi di te da solo.”

Naruto: “Tu… Tu non potrai occuparti di alcunché se sarai morto! Vivi e aiutami, anziché morire! Il mio sogno è di far collaborare tutti gli shinobi. E questo include anche te!”

Sasuke: “Beh, anche se a te questa sta bene, che ne penseranno gli altri?”

Naruto: “Smettila di essere così pedante! O ti riempio di botte!”

Sasuke: “Potrei tornare a volerti far fuori di nuovo…”

Naruto: “Allora ti fermerò di nuovo, anche se non credo che lo rifaresti!”

Sasuke: “Come fai ad esserne così sicuro?”

Naruto: “Non fare che mi debba ripetere. Ancora non capisci, eh?! Chi l’avrebbe detto che tu fossi così stupido!”

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A questo punto Naruto volta lo sguardo per vedere se il compagno ha finalmente inteso, e Sasuke ha inteso eccome, tanto che le lacrime scendono dal suo viso.

Sasuke: “Stai zitto, usuratonkachi

Kishimoto, non te ne va bene una

Così si conclude Naruto, dopo che Naruto e Sasuke hanno praticamente giaciuto una notte insieme, si sono scambiati i fluidi corporei e ciascuno ha perso una parte di se per l’altro, in un trionfo di simbolismo romantico come solo Kishimoto poteva fare.

Infine c’è subito da notare come per Naruto il ritorno di Sasuke sia a prescindere e che il parere degli altri (e quindi gli altri stessi) si riduca ad un’inezia (una mera pedanteria); Sasuke invece si scopre completamente, rendendosi del tutto vulnerabile di fronte all’altro in quella totale e definitiva ammissione di sconfitta, mentre il biondo, di fronte al trionfo dell’alba si chiede se siano in paradiso (invece quando muore veramente si domanda semplicemente se sia finito nell’aldilà), come a ribadire che adesso finalmente ogni cosa è al suo posto.

E’ al suo posto, ma non per Kishimoto che adesso deve rendere conto agli appassionati di tutto il mondo e ai propri editori.

Il fatto che lui avesse voluto incentrare la storia sull’amore dei due protagonisti, rivissuto secondo la dottrina del Bushido dell’amore segreto come supremo amore¹, è tanto lapalissiano quanto tutti gli altri riferimenti e citazioni di cui ha popolato il manga sulla cultura samurai e in generale del Giappone medievale. In questo contesto trovano perfettamente luogo il rapporto tra Haku e Zabuza, Orochimaru e Kimimaro, Orochimaru e Kabuto e altri.

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Paradossalmente trovano perfettamente luogo perfino gli accoppiamenti finali, in quanto il dovere sociale del guerriero era quello di sposarsi e fare dei figli, riproducendo così perfettamente la visione kishimotesca del mondo femminile, quale utero da ingravidare e poco più.

La resa dei conti con gli editori si vede proprio nella costruzione degli ultimi due capitoli, in cui Kishimoto parla tra le righe e tra i denti, demolendo tutto quello che aveva fatto e appigliandosi a simboli di ogni sorta, come al suo solito. Ma vediamone un po’ assieme:

  1. Fa implorare perdono a Sasuke (dopo che si era tolto la soddisfazione di maltrattare Sakura per un’ultima volta) in un trionfo di patetismo talmente eccessivo da essere incredibile
  2. Fa diventare hokage Kakashi, che poi si scopre essere stato una sorta di hokage pro tempore in attesa di Naruto, il vero hokage
  3. Sasuke non dà nemmeno un bacio a Sakura, ma un buffetto come faceva suo fratello con lui (per la serie, mangiatevi ‘sta simbologia adesso!)
  4. Sakura dal canto suo non fa di meglio che piangere e chiedere di nuovo, impotentemente, di andare con Sasuke, l’unico scopo della sua vita (potrei soffomitare)
  5. In nessuno dei due capitoli viene detto esplicitamente chi sta con chi (per la serie: adesso lo intendente senza dubbi, per Sasuke e Naruto non lo capivate)
  6. Sasuke ha una figlia femmina identica a lui (e ridicolmente a Karin) e Naruto un figlio maschio spiccicato al padre, laddove i pargoli sembra abbiano una qualche specie di infatuazione reciproca (e non parliamo del fatto che si riconferma ancora il giochino del femminile per Sasuke e del maschile per Naruto)
  7. Hinata ha una figlia-fotocopia di cui ufficialmente non si sa chi sia il padre (si può solo intuire che sia Naruto, e ancora una volta Kishimoto sottolinea l’importanza del non detto)
  8. Konoha non è più la vecchia città, in un certo senso non è la Konoha di Kishimoto, distrutta e ricostruita millemila volte; Kishimoto aveva raccontato la storia di un mondo sulle orme del Giappone medievale, con la modernizzazione della città sembra quasi voler evidenziare la fine di questi suoi ideali e il trionfo di un mondo nuovo e a lui estraneo
  9. Le armi di Hagoromo giacciono a prendere polvere da Ten-Ten, inutilizzate perché probabilmente Kishimoto stesso aveva altri piani per la trama, ma poi ha dovuto tagliare corto (e quel “uff” di Ten-Ten sembra quasi venire dalla bocca dell’autore)
  10. Naruto, né Sasuke sono con i figli e con la famiglia, quasi a voler ribadire come in quel mondo (in quella configurazione dell’universo) loro stessi sono stati “traditi”

In poche parole un finale dove non c’è trionfo, non c’è amicizia, non c’è nemmeno amore. Non c’è nulla di tutto quello che l’autore ha costruito e professato negli ultimi 15 anni.

A questo si aggiunge quell’apparizione finale di Kaguya, tanto improvvisa quanto provvidenziale, che per certi versi sembrava incarnare l’autore stesso a momenti, o chi per lui. Mi piace pensare che quel suo “vi odio” rivolto ai figli, ossia a Naruto e Sasuke, sia una specie di modo da parte dell’autore di dire che ha finito con l’odiare i suoi stessi protagonisti, che non poteva condurre alla fine che voleva.

Ma quest’ultima ammetto essere una mia fantasiosa, quanto infondata, speculazione.

In conclusione io ho la convinzione che questo è il modo in cui Kishimoto ha concepito e scritto tutta la storia, e che il SasuNaru abbia avuto ragione di essere dal principio alla fine. Molti si appelleranno certamente a talune interviste, piuttosto che ad altre, ma l’autore in questi anni ha scritto e detto molto, fuori dal manga, e tante di quelle cose alla fine non si sono mai nemmeno avverate (pensate alle penultime, clamorose promesse, sulla rivelazione del volto di Kakashi).

Naruto è un’opera imponente, che ha avuto una popolarità enorme. Dobbiamo rendercene conto e capire anche che l’autore di una simile serie non può agire solo di testa sua, perché dal suo lavoro dipendono anche i lavori di moltissime altre persone. Se questo da un canto può deprimerci, dall’altro mi risolleva, perché il cosiddetto SasuNaru è esistito quasi fin dal principio e indubbiamente avrà dato anche noia a qualcuno, ma mai all’autore. In tutti questi anni, in tutto questo tempo, Kishimoto se ne sarà certamente reso conto e se non lo avesse voluto, o se gli avesse fatto schifo, avrebbe potuto trovare modo di ribadirlo anche nella serie, così come ha fatto con altro.

Perché è mia ferma convinzione che Kishimoto abbia descritto questo, forse anche con un po’ di autobiografia, e alla fine quella tra Naruto e Sasuke è stata una storia, che prima di ogni altra cosa, ha parlato dell’amore.

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¹ Yamamoto, 1969 [1716], pp. 134, 253-254 (amore); 42 (omosessualità maschile); 58, 152 (morte); 111, 125 (devozione al proprio signore). Spiega che nel contesto del bushido l’omosessualità esprimeva il legame assoluto fra il signore e i suoi seguaci/servitori (pp. 113-116, 134). Secondo Yamamoto, l’amore eterosessuale è essenzialmente funzionale alla riproduzione, mentre l’amore omosessuale fra guerrieri, definito shudo o danshoku, è puro ma intenso. Ritiene tuttavia che l’amore di un guerriero debba essere tenuto rigorosamente nascosto in quanto shinobu koi (amore che deve essere controllato).


400 responses to “L’eredità di Naruto e Sasuke

  • Siamo la famiglia più bella del mondo | la Gazzetta di Konoha

    […] Una riflessione mi è tornata subito alla mente: Kishimoto ha incentrato la storia dei nostri deuteragonisti attorno al motore della famiglia. Sasuke aveva dapprima un padre che si dedicava troppo al fratello maggiore e con lui sembrava severo, insoddisfatto ed assente, e poi un fratello omicida che aveva sterminato genitori e clan a sangue freddo (qualunque balzana motivazione poi il demonio-Kishimoto possa essersi inventato come giustificazione). Naruto d’altro canto era semplicemente un orfano, che non aveva mai conosciuto i suoi genitori e che era guardato con sospetto da tutti quanti essendo l’ospite di Kurama. Quando l’avventura comincia entrambi sono infatti orfani e questo loro essere orfani determina il primo collegamento tra i due (Sasuke: “Naruto… Sapevo che in passato tu eri solo… Come me, l’ultimo degli Uchiha, eri emarginato da tutti.”, Capitolo 698). […]

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